Cannabis light, la battaglia contro Matteo Salvini è iniziata: sempre più grow shop querelano il Ministro dell’Interno per diffamazione

Cannabis light la battaglia contro Matteo Salvini è iniziata sempre più grow shop querelano il Ministro dell'Interno per diffamazione

Il mondo della Cannabis Light non ci sta: aumentano i negozi che vendono Cannabis Light che hanno deciso di querelare il Ministro dell’Interno Matteo Salvini per diffamazione, in risposta alle sue parole, con le quali ha accusato i grow shop di essere diseducativi e di fomentare lo spaccio di droga.

In risposta a queste esternazioni si sta mobilitando un vero e proprio movimento che punta a raccogliere più querele possibili contro Matteo Salvini, entro il 15 Luglio.

La prima querela per diffamazione è partita da Budrio, in provincia di Bologna, da parte di Gessica Berti, proprietaria di Weedoteca (ne abbiamo parlato qui) che ha accusato il ministro dell’Interno di aver usato parole diffamanti nei confronti dei grow Shop, definendoli “luoghi di diseducazione di massa. Sono negozi dove ci sono droghe e che sono un incentivo all’uso e allo spaccio di sostanze”.

Da questa prima azione è nata l’idea di coinvolgere più negozi possibili, cercando di creare un vero e proprio movimento, strutturato con veri e propri coordinamenti regionali. Il principio che spinge questa iniziativa non è tanto quello di vincere la causa giudiziaria, quanto di tenere alta l’attenzione nei confronti dei grow shop e della Cannabis Light, visto che le parole di Matteo Salvini hanno spaventato le persone, causando cali di vendite di questi negozi con degli evidenti anni economici per gli esercenti.

La raccolta delle querele ha anche lo scopo di strutturare una class action per per il 2020, con l’idea di chiedere i danni al Ministro dell’interno.