La Canapa può diventare l’alternativa a diversi materiali in molti settori dell’economia mondiale: dall’automotive, all’edilizia, fino all’alimentare.
Vi riportiamo un interessante articolo scritto da Letizia Giangualano, pubblicato su Il Sole 24 Ore, nel quale si raccontano gli impieghi possibili della canapa come nuovo materiale per la produzione dell’industria mondiale.
Sappiamo però che il nostro modello economico va rivisto, in un’ottica ecologica in senso lato: dobbiamo trovare nuovi modi non solo di alimentarci, ma anche di consumare, di produrre energia, nuovi materiali, nuove risorse possibilmente rinnovabili e che non impoveriscano ulteriormente il pianeta che ci ospita. La sfida è così grande che è servita una bambina per mostrarne l’urgenza. Greta Thunberg, nel suo celebre discorso di Katowice nel 2018, ha detto: “Se le soluzioni sono impossibili da trovare all’interno di questo sistema significa che dobbiamo cambiare il sistema.” E come? Da dove partire per cambiare il sistema? Per esempio, trovando un maiale vegetale, la cui coltivazione sia a basso impatto ambientale, e il cui uso sia non solo alimentare ma persino industriale. La canapa.
Che la canapa sia il maiale vegetale, è un detto popolare altrettanto diffuso, forse da prima ancora di scoprirne gli usi possibili più recenti e impensabili. Anche se il suo nome è indissolubilmente legato alla controversa locuzione “droghe leggere”, va sottolineato che alcune delle varietà botaniche di questa pianta non hanno proprio niente a che vedere con l’uso ricreativo in questione.
Generalizzando molto, possiamo dire che la Canapa Sativa, la varietà più diffusa, può essere suddivisa in due sottospecie differenti: l’una contiene alte concentrazioni di THC, la sostanza psicotropa; l’altra ne è priva, ed è questa la varietà che incontra l’industria da un lato e la medicina dall’altro. Dai fiori di questa pianta si ricava infatti il CBD, una sostanza preziosa per le sue proprietà rilassanti e calmanti (attenzione: non allucinogene), sia in caso di stress e ansia, sia in caso di dolori cronici.
C’è di più. Analizzando l’intera filiera della canapa, si scopre che non c’è una produzione di rifiuti ad alto impatto ambientale, anzi: la sua coltivazione contribuisce ad abbattere le emissioni di gas serra, realizzando contemporaneamente un processo di fitobonifica, poiché migliora la fertilità dei suoli, e ha un ruolo di diserbante naturale.
Perchè quindi non ci stiamo dedicando in modo più massivo alla coltivazione della canapa?
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