Cannabis Light, superare il vuoto normativo della 242? La nuova infiorescenza che fa discutere il settore

Cannabis Light superare il vuoto normativo della 242 La nuova infiorescenza che fa discutere il settore

Il settore della Cannabis Light non è regolarmente normato dalla legge 242. Esiste un vuoto normativo che complica la vita a diversi attori di questa vicenda. I commercianti non sanno cosa devono fare per essere in regola perché una regola chiara non c’è; le forze dell’ordine che eseguono ordini frutto di interpretazioni della legge; i consumatori che non sanno cosa possono fare o no, che regole devono seguire.

BeLeaf Magazine affronta l’argomento con un’intervista a il cofondatore di Myjoy, Stefano Zanda.

Il settore della cannabis light sta vivendo un momento di profonda incertezza. Da una parte le motivazioni della sentenza del 30 maggio non hanno chiarito lo spazio giuridico entro il quale si possono vendere le infiorescenze; dall’altra parte ci sono alcune sentenze (l’ultima del Riesame di Ancona è addirittura successiva al giudizio della Suprema Corte) che sostengono sia possibile la vendita delle infiorescenze quando la percentuale di Thc è sotto lo 0,5.

E in tutto questo trambusto – in attesa che la politica metta mano a un problema che essa stessa ha creato approvando una legge incompleta come la 242 – l’intero settore continua a chiedersi come si possa sciogliere un groviglio del genere. Stimolare la politica? Scendere in piazza per far sentire la propria voce? Dialogare con i prefetti? Ognuno propone la sua e c’è chi, tra i produttori, sostiene di aver trovato qualcosa di momentaneamente risolutivo dal punto di vista legale. Di cosa si tratta? Di una soluzione “pratica”, che consiste nell’attribuire ai fiori di canapa una modalità d’uso consentita e normata.

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