Coltivazione di cannabis Indoor o outdoor? qual è il posto miglior? Non c’è una risposta definitiva. Entrambe le metodologie presentano vantaggi e svantaggi da tenere in considerazione.
Se amiamo trascorrere parte delle nostre giornate all’aria aperta, con il sole sulla pelle e con i fili d’erba tra le dita dei piedi, allora coltivare in giardino si rivela la scelta più adatta a noi. Invece, se preferiamo un ambiente più controllato, furtivo, lontano da occhi indiscreti e ricco di gadget da regolare, la coltivazione interna fa al caso nostro.
Una scelta che tuttavia non dipende completamente da noi, visto che, tanti coltivatori sono costretti a coltivare indoor perché vivono in un Paese dalle leggi troppo severe che non permettono l’autoproduzione e, allo stesso modo, altri devono portare avanti la loro passione outdoor a causa di budget economici limitati o proprietari di casa troppo invadenti.
Per tali motivi, se non hai mai coltivato erba, o lo hai fatto in una sola delle due varianti disponibili, prima di prendere qualsiasi decisione è necessario valutare i pro e i contro di ciascuno di questi ambienti. Scopriamoli insieme.
Coltivare cannabis outdoor: i pro e i contro da sapere
Una coltivazione all’aperto permette di sfruttare tutte le caratteristiche dell’ambiente esterno per l’appunto. Luce del sole naturale, vento, acqua, per piante sane e raccolti enormi. Tuttavia, non è sempre possibile affidare la propria coltivazione completamente a Madre Natura, almeno non in ogni periodo dell’anno, perché esistono diversi climi, stagioni e paesaggi dove la cannabis potrebbe non rendere in maniera ottimale. Prima di pensare ai possibili inconvenienti, però, scopriamo tutti i vantaggi della coltivazione outdoor.
I vantaggi della coltivazione outdoor
Costo inferiore
Primo fra tutti sono i costi di partenza nettamente inferiori. Coltivare outdoor, non dovendo acquistare tutta l’attrezzatura necessaria (growbox, lampade, ventilatori, umidificatore e deumidificatore, termometro ed igrometro), oltre ovviamente a vasi, terriccio, semi e nutrienti necessari anche per la coltivazione all’aperto, permette di ammortizzare decisamente le spese, senza però rinunciare a raccolti abbondanti degni di nota. E, specialmente se siamo agli inizi, il costo economico da sostenere è un fattore sicuramente da considerare.
Luce del sole naturale
Munite di crema protettiva, acqua e occhiali da sole, le piante di cannabis outdoor trascorrono le loro giornate a godersi la luce solare naturale, che, rispetto alle luci artificiali, presenta diversi vantaggi.
Proprio come le luci di coltivazione indoor, i raggi del sole colpiscono i cloroplasti all’interno delle foglie di cannabis, contribuendo attivamente per la fotosintesi. I raggi del sole però contengono due forme principali di radiazioni ultraviolette (UV): UVA e UVB. Il primo non rappresenta un pericolo per le piante, il secondo invece potrebbe recare danni al loro DNA. Motivo per cui, per difendersi da questi raggi UV, le piante producono strati protettivi di resina pieni di cannabinoidi e terpeni. Di conseguenza, l’esposizione a questo tipo di radiazioni può quindi migliorare gli effetti, l’odore e il gusto delle cime.
Maggiore spazio
Senza alcun dubbio, tra i principali vantaggi di una coltivazione outdoor spicca lo spazio nettamente superiore, che permette alle nostre piantine di affondare al meglio le radici, espandere le chiome e prosperare in maniera ottimale. Infatti, le varietà coltivate all’aperto possono esprimere il loro massimo potenziale genetico.
Anche se outdoor, molti coltivatori scelgono però di coltivare comunque nei contenitori, così da mantenere le piante in una dimensione desiderabile. Nonostante ciò, l’accesso ad uno spazio maggiore significa optare per vasi più grandi e produrre piante più alte e produttive. Ma se ne abbiamo la possibilità, trapiantare direttamente nel suolo e superare i vincoli dettati dai contenitori, permetterà alle piantine di sviluppare grandi apparati radicali ed accedere a grandi quantità di nutrienti e acqua. Risultato? Piante più grandi per resi più abbondanti.
Biologia del suolo variegata
Il terreno pullula di vita. Batteri, funghi, protozoi, nematodi, artropodi e vermi, una rete alimentare di vita infinita, composta da specie che nel suolosi scambiano ripetutamente i nutrienti indispensabili l’uno con l’altro fino a quando non saranno disponibili per le piante.
Oltre ai nutrienti, una sana rete alimentare garantirà anche una buona struttura del suolo. Ad esempio, i filamenti di micelio e i biofilm batterici potranno formare aggregati di suolo, prevenendo così l’erosione, mentre i vermi scaveranno nel terreno, migliorandone l’aerazione ed il drenaggio.
Gli svantaggi della coltivazione outdoor
Un ambiente dinamico e pieno di vita che però può metterci davanti a mille sfide, da problemi più piccoli a veri e propri fallimenti. Prima di iniziare a coltivare outdoor è indispensabile conoscere anche l’altra faccia della medaglia e tutti gli ostacoli a cui andremmo incontro.
Maltempo
Diversi eventi meteorologici rappresentano una seria minaccia per le coltivazioni outdoor. I venti di burrasca possono spezzare rami e steli, mentre le piogge torrenziali possono causare marciumi radicali ed aumentare le possibilità di malattie durante la fase di fioritura. Allo stesso modo, il caldo torrido e la siccità causano problemi di secchezza ed avvizzimento e le gelate tardive in primavera e le gelate precoci in autunno possono uccidere le piante.
Climi poco idonei
I coltivatori outdoor devono muoversi con le stagioni. Anche se questo si traduce in una stretta connessione con Madre Natura, significa essere nettamente limitati. Non tutti i periodi dell’anno sono idonei per coltivare. Non possiamo modificare i cicli di sole o le temperature climatiche a nostro piacimento.
Ad esempio, coltivare nelle latitudini settentrionali sarà di certo meno soddisfacente, in quanto, il clima prevalentemente piovoso e una stagione di crescita disponibile più breve, costringerà i grower a scegliere varietà autofiorenti, che si adattano bene a questi ambienti, poiché genetiche caratterizzate da una fioritura rapida, che però danno vita a piante più piccole dalle rese meno significative.
Inversamente, per le coltivazioni di piante fotoperiodiche non sarà possibile anticipare la fioritura, come faremmo nel caso di una coltivazione indoor diminuendo le ore di luce, ma bisognerà aspettare che le giornate si accorcino.
Attenzione ai parassiti
Un suolo ricco di vita può dimostrarsi una lama a doppio taglio. Così come può giovare alla nostra coltivazione, i parassiti esterni possono anche distruggerla in fretta e furia. Ad esempio, le lumache possono sgranocchiare un intero gruppo di piantine in una sola notte, gli afidi possono succhiarne la linfa e i nematodi, amanti delle radici, possono rosicchiare sotto il terreno senza essere scoperti. Quindi, prima di intraprendere una coltivazione outdoor, bisogna imparare a tenere bruchi, ragni rossi, mosche bianche e molte altre specie alla larga dal proprio raccolto.
Vittima di occhi indiscreti
Ultima ma non per importanza, la discrezione in questo ambito è imprescindibile. Rispetto alle piantine indoor, ovviamente, quelle outdoor saranno facilmente avvistate da vicini e passanti. I terpeni, al momento della fioritura, sprigionano un forte odore inconfondibile e le grandi varietà spingono le loro chiome al di sopra di ogni recensione.
Anche se dovessimo vivere in un’area in cui autoprodursi cannabis è legale, e quindi non incorrere in nessun spiacevole inconveniente con le forze dell’ordine, una coltivazione carica di fiori grossi e succulenti potrebbe facilmente destare l’attenzione di persone scaltre dalle cattive intenzioni, che in tutti i modi cercherebbero di arraffare il vostro bottino. Sarà meglio non essere troppo appariscenti, non rivelare il proprio segreto e optare per una sicurezza più all’avanguardia che non è mai abbastanza.
I vantaggi e gli svantaggi di una coltivazione di cannabis indoor
Maggiore controllo, sia per i cicli di luce che per l’irrigazione programmata, riparo da condizioni metereologiche avverse, quindi zero preoccupazione per venti forti e piogge torrenziali e maggiore discrezione, sono le principali motivazioni per scegliere una coltivazione all’interno. Scelta che però avrà un costo economicamente più alto e potrebbe al contempo interferire con il massimo potenziale di una piantina. Ma vediamo con ordine tutti i pro e i contro di coltivare indoor.
I pro di una coltivazione indoor
Maggior controllo
Il controllo è il pilastro di una coltivazione indoor. Poter regolare l’illuminazione significa che le piante possono ricevere precisamente la quantità di luce necessaria per uno sviluppo ottimale. Non esistono giornate nuvolose che non garantiscono la luce sufficiente, come può succedere con l’outdoor. Ciò significa che i coltivatori possono anche scegliere di avviare la fioritura nelle varietà fotoperiodiche, semplicemente abbassando il ciclo di luce a 12 ore di accensione e 12 ore di spegnimento. Allo stesso modo, nelle coltivazioni indoor è possibile tenere sotto controllo parametri fondamentali come temperatura e umidità. Misure che, se mantenute ottimali nelle diverse fasi del ciclo di crescita, assicurano una crescita sane e forte e minimizzano il rischio di sviluppare malattie.
Discrezione garantita
Coltivare indoor significa avere la propria privacy, senza preoccuparsi di ladri che ficcano il naso nel nostro giardino o dell’odore rilasciato dalle piantine che inonda il quartiere in cui viviamo. Certo, anche le piante indoor sprigionano un profumo altrettanto forte, ma l’uso di filtri ai carboni attivi e neutralizzatori di odori potrà rimediare in pochissimo tempo.
Raccolti infiniti
Possiamo dimenticare i barattoli vuoti, poiché, con una coltivazione indoor non si è mai fuori stagione. Ogni momento è perfetto per coltivare, basta mettere un altro seme a germinare mentre la coltivazione corrente si avvicina alla raccolta, così da godere sempre dei frutti della nostra pianta preferita.
Un valido riparo per le piantine
Condizioni climatiche avverse non saranno più un problema. Quattro parenti, un pavimento ed un soffitto proteggono dalle intemperie le nostre piantine, quindi basta preoccuparsi di tempeste improvvise o dell’umidità in eccesso che potrebbe causare della muffa prima del raccolto. Indipendentemente da cosa sta accadendo fuori, possiamo sempre visitare le nostre piante e godere della loro compagnia.
I contro di una coltivazione indoor
Tanti pro che spingerebbero chiunque a montare più rapidamente possibile la propria grow box, peccato che, prima di occupare la stanza degli ospiti con la nostra coltivazione indoor, è bene conoscerne gli svantaggi.
Più costoso
Come anticipato, la coltivazione indoor comporta alcuni costi di partenza significativi rispetto alla coltivazione all’aperto. Dovremmo comprare di un’attrezzatura specifica e costosa, tra cui: grow box, luci di alta qualità, ventilatori, umidificatore e deumidificatore, filtri a carboni per l’odore, semi, terriccio, vasi, nutrienti, termoigrometro ecc. Inoltre, dovremmo anche sostenere i costi derivanti dalle bollette per l’elettricità e l’acqua impiegate per il sostentamento della coltivazione.
Le lampade per la coltivazione non possono battere la luce solare
Sì, le lampade per la coltivazione indoor fanno un ottimo lavoro nel crescere piante sane e produttive. Luce che non mancherà mai. Tuttavia, come detto in precedenza, l’esposizione ai raggi UV spinge la cannabis ad aumentare la produzione di resina come mezzo per proteggersi. Alcuni coltivatori infatti scelgono di utilizzare lampade che emettono raggi UVA, ma l’esposizione ai raggi UVB conferisce alle piante outdoor un vantaggio fitochimico che aumenta ulteriormente i livelli di terpeni e cannabinoidi.
Vita microbica ridotta
Gli ambienti indoor sono quasi sterili rispetto a quelli outdoor. Le coltivazioni in grow box non potranno mai godere dei vantaggi di una fitta rete alimentare del suolo altamente sviluppata, come accade per il terreno esterno. Sempre più coltivatori infatti stanno tentando di imitare il più possibile l’outdoor, ma per un ecosistema fiorente in miniatura ci vuole tempo e diverse strategie spesso non adatte ai principianti, come la coltivazione di piccole piante consociative, l’uso di colture di copertura e l’introduzione di vermi, batteri benefici e funghi micorrizici nel terreno.
Indoor o outdoor: quale coltivazione produce la cannabis migliore?
Come abbiamo visto, ci sono così tante variabili che è impossibile determinare quale sia il modo migliore di coltivare in assoluto. Ogni ambiente possiede i propri vantaggi da saper sfruttare, ma molto dipende anche dalle preferenze personali e da ciò che si adatta meglio alla propria situazione. Il segreto è imparare a coltivare in maniera ottimale in entrambi i modi, così da ottenere cime qualitativamente buone sia indoor che outdoor e, a seconda delle stagioni e delle condizioni climatiche, sbizzarrirsi coltivando sia all’aperto che tra le quattro mura di casa.
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