L’arrivo di COVID-19 nella nostra società ha portato non pochi problemi. Primo tra tutti la difficoltà del nostro servizio sanitario di stare al passo con l’emergenza ed essere efficiente in ogni suo aspetto.
La sanità italiana, una delle eccellenze mondiali da sempre, sta subendo un duro attacco da parte di COVID-19 che complica di conseguenza anche la possibilità di trovare da parte dei pazienti dei farmaci che prima si ottenevano senza problemi.
Oggi la cannabis medica rientra nell’elenco di quei farmaci di cui ottenerne il possesso non è più scontati e ormai sono tante le patologie in cui viene utilizzata.
I problemi riscontrati sono principalmente tre:
- il rischio della diminuzione delle forniture in un momento di crisi come questo in un paese come il nostro che non è assolutamente autosufficiente nella produzione e non reputa la cannabis un bene primario.
- per gli stupefacenti non è previsto fare la ricetta elettronica, come avviene invece per gli altri farmaci. I pazienti devono potersi quindi recare dal proprio medico o specialista ospedaliero per poter ottenere la ricetta con tutti i problemi che questa operazione comporta in questo periodo.
- per gli oli il decreto Lorenzin prevede l’obbligo di analisi in un momento in cui è impossibile farle visto che le università sono chiuse e i tecnici sono a casa.
Secondo il Dottor Lorenzo Calvi, tra i medici più esperti in Italia sulla cannabis medica, le istituzioni dovrebbero lavorare per semplificare la situazione. “L’urgenza imporrebbe che venissero abrogate parti del decreto Lorenzin. All’interno dell’emergenza Coronavirus c’è anche l’emergenza cannabis, e bisognerebbe agire prima che sia troppo tardi”.
Secondo Calvi infatti sono diversi i punti da modificare, in primis il fatto che il farmaco non sia a carico del sistema sanitario nazionale e che non vi sia possibilità di produzione privata al di fuori del Monopolio tenuto dallo stabilimento sito a Firenze.
Seppur cominciando ora una produzione nazionale non risolverebbe il problema nel breve periodo, potrebbe essere una spinta notevole per l’economia nazionale nel futuro che dovremo affrontare post COVID-19.
Intanto l’AIFA, in questo periodo di emergenza, ha diffuso un comunicato spiegando che tutti i piani terapeutici che scadono a marzo o ad aprile, saranno automaticamente rinnovati per 90 giorni. Una notizia positiva, a patto che continuino i rifornimenti e i pazienti abbiano la possibilità di recarsi dal medico per la ricetta.
Per chiunque voglia dare il proprio contributo alla causa, seppur minimo, l’associazione Pazienti Cannabis Medica Italia ha lanciato una petizione su Change.org per far sentire la propria voce e cercare di risolvere la situazione prima che sia troppo tardi.