Il problema dell’inquinamento atmosferico e la ricerca di fonti di energia alternative
Ormai è da diverso tempo che, il riscaldamento globale, ed il cambiamento climatico, rappresentano una
seria minaccia per la salute del nostro pianeta. Inoltre, la crisi energetica degli anni ’70, e ancor prima
l’invenzione del motore che ha portato alla diffusione capillare dei mezzi di trasporto, ha inevitabilmente
posto il problema di ricerca di fonti di energia alternative, non inquinanti e rinnovabili.
Non c’è da sorprendersi se, a partire dagli anni ’80, si fosse già evidenziato il problema legato al buco
dell’ozono, dovuto ad un’eccessiva immissione di CO2 nell’atmosfera, di cui sono responsabili gli
idrocarburi di origine fossile e tutti i derivati del petrolio. E’ chiaro quanto il carburante sia prezioso per
l’uomo, ma tutto ciò che è veramente importante ha sempre un prezzo da pagare.
Infatti le fonti di carburante tradizionali, derivanti dalla lavorazione di combustibili fossili, danneggiano la
troposfera, ed impoveriscono in maniera indiretta l’ozono presente nella nostra atmosfera. Ma oltre al
grave problema dell’inquinamento atmosferico, queste fonti di energia si stanno anche esaurendo. Stiamo pagando in prima persona il prezzo di un eccessivo utilizzo dei carburanti tradizionali, ma è dunque chiaro quanto sia necessario trovare una soluzione al problema, orientandosi verso fonti di energia alternative, meno inquinanti del petrolio, come ad esempio i biocarburanti.
Biocarburanti: biodiesel ed etanolo di canapa
La canapa è una pianta molto diffusa in ogni angolo del pianeta, grazie alla sua facile adattabilità a climi ed ambienti differenti. E’ uno dei doni che la natura ci offre, ed oltre a fornirci olio di CBD, fibre di canapa e molti altri prodotti, può essere adoperata come carburante. I ricercatori hanno infatti trasformato la
canapa in due diverse tipologie di biocarburanti: biodiesel ed etanolo.
Biodiesel
Com’è facile intuire, il biodiesel è simile alla sua controparte a base di petrolio. L’unica differenza è che è
costituito da grasso animale o olio vegetale. Nel caso della canapa, viene prodotto spremendo i suoi semi
per estrarne oli e grassi. A seguito dell’estrazione, il prodotto subisce ulteriori passaggi in modo da
convertirlo in biocarburante ed essere adoperato per i veicoli. Ma ancora oggi, l’argomentazione a favore
del biodiesel derivato dalla canapa è alquanto ridotta. E’ una fonte rinnovabile, tuttavia si basa su colture
alimentari, per cui potrebbe causare un aumento dei costi alimentari. Ma sebbene sia più ecologico rispetto ad altre fonti, causa un elevato livello di inquinamento con ingenti danni per l’ambiente.
Etanolo di canapa
L’etanolo, tradizionalmente prodotto da colture a base di cereali come orzo e mais, può essere estratto
anche dalla canapa, attraverso un processo di pirolisi o di fermentazione, che avviene in assenza di
ossigeno ed usando l’intera pianta della canapa. Tale processo consiste nella fermentazione di succhi e oli
ottenuti dalla pianta, il tutto in assenza di ossigeno. L’estrazione di etanolo avviene dai gambi di canapa
lasciati in fermentazione. Mentre il biodiesel causa danni all’ambiente, l’etanolo di canapa, al contrario, può dar vita ad un combustibile pulito, che può essere conservato in scorte, così come accade per il petrolio, a costi di estrazione nettamente inferiori.
L’etanolo estratto dalla canapa non contiene zolfo ed ha una bassissima percentuale di ossigeno. L’assenza di zolfo riduce drasticamente l’inquinamento ambientale, così anche l’odore sgradevole di benzene. Inoltre, comporta una riduzione di patologie direttamente o indirettamente riconducibili all’inquinamento atmosferico, a causa dei gas di scarico e alla salubrità anche del tessuto urbano. Di conseguenza, le coltivazioni, ma soprattutto l’atmosfera, ne traggono un vantaggio enorme.
L’intuizione di Henry Ford e la realizzazione della prima macchina ad etanolo di canapa
Henry Ford, il genio che fondò la Ford Motor Company, aveva già intuito le caratteristiche, le potenzialità
ed i vantaggi della Canapa, già diversi anni fa. Le parole di Ford erano le seguenti: “Il carburante del futuro sta per venire dal frutto, dalla strada o dalle mele, dalle erbacce, dalla segatura, insomma, da quasi tutto. C’è combustibile in ogni materia vegetale che può essere fermentata e garantire alimentazione”.
Unendo la sua grande passione per la natura, ed il suo enorme fiuto per gli affari, l’imprenditore americano volle ad ogni costo che venisse realizzata una vettura che “uscisse” dalla terra. Già a quei tempi, si accorse infatti che il petrolio e i suoi derivati fossero un “asset” pericoloso. Di fatto, legare un grande numero di settori industriali ad un’unica materia prima regalava un immenso potere ai fornitori di tale materia prima.
Ford aveva intuito il grande potere esercitato dal nascente settore petrolifero. Decise dunque di esplorare
strade alternative che non facessero uso di petrolio: da qui, l’ambiziosa visione di produrre autoveicoli
totalmente costruiti e alimentati con la canapa e i suoi derivati.
Hemp Body Car
Ed ecco che nel 1941 venne costruita la prima Hemp Body Car, un prototipo composto da plastica in fibre di canapa, biodegradabile e dieci volte più leggera delle auto con carrozzeria d’acciaio. Inoltre, era alimentata con etanolo cellulosico, ottenuto dalla pianta di canapa. Molto più ecologica rispetto a qualsiasi altra vettura esistente sul mercato, persino rispetto a tantissime auto odierne, poiché completamente a base di canapa.
Un progetto molto ambizioso che però non venne mai sviluppato, poiché Ford morì alcuni anni dopo, e la
canapa nel frattempo venne dichiarata illegale (molto probabilmente anche a seguito delle pressioni
dell’industria petrolchimica) e ne venne proibita la coltivazione negli USA. Il Presidente degli Stati Uniti
d’America dell’epoca, Franklin Delano Roosevelt, firmò alla fine degli anni ’30 del 900, il Marihuana Tax
Act.
La legge diede il via al proibizionismo e che vietò il commercio, la coltivazione e l’uso della canapa.
L’esempio degli Stati uniti fu seguito da molti Stati nel mondo, compresa l’Italia. Ma già a quei tempi
l’intuizione di Ford era stata lungimirante, attraverso il tentativo di ridurre la dipendenza dell’industria
automobilistica dal petrolio (ed oggi la storia ci insegna quanto sarebbe stata un’ottima strada da seguire).
Canapa: quali vantaggi offre?
La canapa è una pianta davvero fantastica: riesce a crescere praticamente ovunque, anche in condizioni
climatiche particolarmente avverse, tanto da venir utilizzata anche per la bonifica di terreni devastati da
agenti chimici o perfino nucleari. La canapa industriale inoltre, è una pianta che cresce in fretta, senza aver
bisogno di cure particolari. Questa caratteristica la rende particolarmente adatta alla coltivazione estensiva.
Il vantaggio principale è rappresentato da un bassissimo impatto ambientale di un campo di canapa, oltre ad un costo di manutenzione davvero molto basso. Quantificando, un ettaro coltivato a canapa riesce a produrre nel corso di un anno, una sessantina di tonnellate di materia vegetale. Ovviamente, questi numeri si riferiscono a condizioni costantemente perfette, che però difficilmente vengono raggiunte. Ma questa è sicuramente una stima fortemente ottimistica, materia che potrebbe essere trasformata in carburante e materiale da costruzione.
Grazie alla sua capacità di inserirsi nelle colture esistenti in rotazione ed alla sua elasticità, la canapa ha una resa nettamente superiore rispetto alle altre colture energetiche. Oltre alla sua grande versatilità ed essere dunque utilizzata per alimenti, tessuti ed altri prodotti naturali, ha la capacità di crescere anche in terreni meno fertili, anche in quelli considerati qualitativamente inferiori, definiti come marginali. Quest’ultima è una caratteristica davvero importante e molto apprezzata.
Così come accade per il mais, anche la canapa richiede una fertilità del suolo per poter crescere bene.
Tuttavia, sia durante che dopo il suo ciclo di crescita, il 70% del fabbisogno dei nutrienti viene riconsegnato al suolo e ciò comporta una riduzione di fertilizzanti nel lungo periodo. Adoperando biocarburanti prodotti dalla canapa, si limiterebbe inoltre il problema legato all’effetto serra, si eviterebbero piogge acide causate dallo zolfo immesso nell’aria e lo smog.
Etanolo come carburante per ogni tipologia di motore?
Davanti a tutti i diversi vantaggi sopra descritti, la domanda sorge spontanea: l’etanolo derivante dalla
canapa può essere utilizzato per alimentare qualsiasi motore, oppure necessita di qualche modifica prima
del suo utilizzo? La bella notizia è che l’etanolo non ha bisogno di alcun tipo di modifica e può essere
utilizzato su qualsiasi motore. Ma c’è dell’altro: garantisce prestazioni superiori rispetto a quelle ottenute
con il carburante derivato dal petrolio.
I motori su cui è possibile adoperare l’etanolo sono sia quelli delle comuni automobili, ma anche quelli più sofisticati di aerei e navi. Questo biocarburante può anche essere utilizzato per l’alimentazione di centrali termo-elettriche, impianti aziendali e gruppi elettrogeni, garantendo un funzionamento ottimale. A dimostrare ciò sono stati eseguiti appositi test, alcuni dei quali effettuati in Europa per circa una ventina
d’anni.
Attraverso questi test, è stato ampiamente dimostrato che non soltanto i carburanti ricavati dalla canapa
sono perfetti per essere utilizzati sui motori tradizionali, ma ne aumentano inoltre le prospettive di vita
poiché possiedono proprietà lubrificanti. Dunque, una riduzione dei consumi, unita ad una maggior resa e
la necessità di effettuare meno manutenzione, rende l’etanolo di canapa una soluzione decisamente più
economica.
Etanolo di canapa VS benzina e diesel
I biocarburanti derivati dalla canapa rappresentano oggi più che mai una risorsa estremamente valida, che può sostituire a pieno titolo i carburanti ricavati dal petrolio, sempre più inquinanti per l’atmosfera.
Aggiungiamo inoltre che, l’abbondanza della canapa sativa su scala mondiale, unita alla sua facile
coltivazione, rendono questa pianta una materia prima perfetta per sostituire le scorte di petrolio che,
continuando con questi consumi, potrebbero esaurirsi entro il 2050.
L’etanolo di canapa, così come accade per i carburanti tutt’oggi utilizzati, può essere prodotto in grandi
quantità per creare delle scorte da distribuire su scala mondiale, senza che vi sia alcun problema legato al
deterioramento. Insomma, l’etanolo può essere un carburante fruibile a tutti gli effetti. C’è quindi da
chiedersi, come mai vengono ancora utilizzati solo ed esclusivamente carburanti di derivazione petrolifera, e non quelli di origine vegetale?
La risposta è intricata di luci e ombre ed ha a che vedere con l’ingiustificata demonizzazione lanciata nel
secolo scorso contro la marijuana, poiché resa illegale, ne ha impedito uno sviluppo a fini semplicemente
industriali. Anche se i biocarburanti derivati dalla canapa rappresentano alternative indubbiamente migliori rispetto ai carburanti tradizionali, al momento sono relegati ad una nicchia d’oscurità. La speranza è che in futuro, a seguito dello scarseggiare delle risorse petrolifere, i biocarburanti non siano più soltanto
un’utopia, bensì una soluzione reale che farà del bene sia all’uomo che all’ambiente.
Perché soltanto ora si stanno facendo nuovi studi sulla canapa?
Se è vero che Ford abbia intuito l’importanza dei biocarburanti nel primo ventennio del ‘900, perché
soltanto ora vengono compiuti studi più approfonditi sull’argomento? La risposta va individuata nel
processo economico politico che ha portato il petrolio ad essere un combustibile dal grande “potere”
finanziario, che non ha affatto favorito una funzionalità di una nuova tecnologia rispetto ad un’altra, ma
appoggiando solo ed esclusivamente strategie politiche ed interessi.
Questi progetti erano già scomodi all’epoca, durante il periodo in cui le Nazioni potevano beneficiare di
risorse petrolifere. Ma oggi, con una crisi petrolifera sempre più allarmante, una crescita di un’educazione
sempre più orientata alla salvaguardia ambientale, e nell’ottica di ridurre sprechi e consumi, forse sarà
possibile portare a termine le volontà di Ford. Non è un caso se proprio questa casa automobilistica sia
stata la pioniera a muoversi proprio su questo campo, realizzando una vettura alimentata a bioetanolo di
canapa a basso contenuto di CO2. Fortunatamente, seppur a distanza di 70 anni, le previsioni del suo padre fondatore si stanno finalmente verificando.
Come l’industria dell’automotive utilizza la canapa?
Seppur al momento l’utilizzo della canapa come carburante non sia ancora così popolare, anche per via dei forti interessi economici che ruotano intorno ai carburanti fossili, l’industria dell’automotive utilizza già da tempo la canapa, adoperando fibre di canapa come pannelli di porte interne e parti speciali. Al momento, le auto che si avvalgono di materiali a base di canapa sono la BMW i8 e la Lotus Evora.
I materiali di canapa sono senz’altro più leggeri, biodegradabili e provengono da una risorsa rinnovabile. A seguito delle numerose battaglie per la legalizzazione della pianta di cannabis, stiamo finalmente
assistendo ad una rivoluzione che coinvolge il mondo della canapa. Seppur il bioetanolo di canapa non
possa risolvere l’intera crisi energetica, può comunque fornirci una grande fonte di combustibile
rinnovabile, oltre alle sue già utili applicazioni in svariati ambiti.
Dunque, il futuro non può che essere verde!