Cannabis e fame chimica sono un binomio imprescindibile e noto anche ai non fumatori come una delle conseguenze dirette del consumo di marijuana, ma perché succede? Quali sono le cause di quella che gli anglosassoni chiamano “the munchies”?
Perché il nostro corpo ha fame
Che si parli di fumatori o meno, la sensazione di fame trasmessa dal nostro corpo è legata a differenti fattori e in particolare ai livelli di zucchero nel sangue e a quelli degli ormoni in circolo nell’organismo, allo svuotamento completo di stomaco e intestino e ai segnali inviati dall’ipotalamo, una parte del cervello che controlla, tra i vari aspetti, la termoregolazione, il sonno, l’attività endocrina e, appunto, l’assunzione del cibo. Come si può immaginare, gli stessi fattori influenzano anche la sensazione di sazietà.
A questi si aggiungono inoltre fattori esterni e relativi all’aspetto psicologico e sensoriale come stress, preoccupazione, ansia, il profumo di un piatto appena cucinato o gli stimoli visivi, che, però, agiscono prevalentemente sull’appetito e non sulla sensazione di fame vera e propria.
Cannabis e fame chimica: perché la marijuana amplifica il senso di fame
In questo scenario la cannabis interviene su due fronti: da una parte il THC, principale componente psicoattiva della marijuana, va a stimolare il sistema endocannabinoide intervenendo anche sulle parti del cervello che controllano la fame; dall’altra, insieme al CBD, il THC spinge l’organismo, in particolare le cellule P/D1 presenti sul fondo dello stomaco e nel pancreas, a produrre un ormone chiamato grelina, che stimola il bisogno di cibo.
Proprio per queste capacità, la grelina, anche attraverso cannabis e prodotti a base di CBD, viene già sfruttata insieme alle proprietà ansiolitiche della cannabis in ambito terapeutico per curare pazienti affetti da disturbi alimentari. “I pazienti che sperimentano perdita di peso e scarso appetito vengono spesso sgridati, blanditi, corrotti e spinti dai loro amici e familiari a mangiare di più. Questo viene fatto con amore, ma provoca ansia e stress intorno al cibo e spesso può peggiorare il problema. CBD e CBG possono aiutare non solo a stimolare la produzione di grelina, ma anche a gestire i problemi psicosociali che circondano il mangiare riducendo l’ansia”, ha spiegato la dottoressa Melanie Bone, specializzata in Ostetricia e Ginecologia e con oltre 30 anni di esperienza nell’assistenza sanitaria delle donne che dal 2016 utilizza la cannabis a scopo terapeutico per i suoi pazienti.
Non solo fame, la cannabis stimola anche l’appetito
Oltre al senso di fame vero e proprio, il consumo di cannabis sembra stimolare anche l’appetito perché il THC, intervenendo sui recettori del sistema nervoso legati all’olfatto, influenza positivamente il modo in cui percepiamo il profumo e il sapore del cibo.
A dimostrare tra i primi il legame tra THC e appetito è stato un team internazionale di ricercatori che nel 2014 ha pubblicato un articolo intitolato “The endocannabinoid system controls food intake via olfactory processes” sulla rivista scientifica Nature Neuroscience Journal. “Abbiamo scoperto che i recettori dei cannabinoidi di tipo 1 (CB1) promuovono l’assunzione di cibo nei topi a digiuno aumentando il rilevamento degli odori”, ha spiegato il team.
Quali sono gli alimenti da “fame chimica”?
La fame chimica stimola in particolare il desiderio di cibi gratificanti, che rilasciano dopamine e che, quindi, sono ricchi di grassi, sale e zuccheri. Ecco perché, dopo aver fumato cannabis, è più probabile desiderare pizza, hamburger e patatine fritte.
A differenza di quanto si può immaginare, però, i consumatori abituali di cannabis tendono ad avere un peso corporeo in pari o sotto la norma o a mantenerlo con più costanza nel tempo rispetto a chi, invece, non la consuma abitualmente. Abbiamo approfondito l’argomento nel post dedicato a “La cannabis fa dimagrire?”.