La cannabis light in Italia potrebbe generare un mercato da 500 milioni di euro annui, garantire numerosi posti di lavoro, combattere il mercato illegale e il consumo illegale tra i giovani e alleggerire il peso sulle casse dello stato e sulle forze dell’ordine. Ecco una panoramica.
I numeri del mercato della cannabis light in Italia
In Italia il mercato della cannabis light non conosce crisi e attualmente coinvolge 800 aziende agricole, 1.500 nuove ditte specializzate, 10mila lavoratori — tra rivenditori al dettaglio, collaboratori, operai nelle aziende di trasformazione, agricoltori, corrieri che effettuano le consegne — e oltre 2.500 ettari di terreno utilizzati esclusivamente per la coltivazione della pianta destinata a questa fetta di mercato.
Sono questi i numeri che hanno portato il giro d’affari a registrare nel 2018 un fatturato di 150 milioni di euro, contro i 40 milioni del 2017, e a confermare così il potenziale del settore nel nostro Paese, oltre che il crescente interesse. A dimostrarlo anche i dati che arrivano direttamente dal settore agricolo, che ha visto crescere di 10 volte, dal 2013 al 2018, il numero dei terreni destinati alla coltivazione della cannabis light.
I consumatori sono principalmente gli over 30, persone con un maggiore potere d’acquisto e per i quali si registra una spesa media, per i consumatori regolari, di 50 euro al mese; seguono gli over 65 e i giovani tra i 18 e i 22 anni, tra i soggetti più attratti dal mercato non legale. Un aspetto questo, che rende ancora più importante la legalizzazione, che, secondo i dati raccolti negli Stati Uniti, aiuta a ridurre il consumo da parte degli adolescenti.
Mercato italiano della cannabis light: uno sguardo al futuro
Alla luce di questi dati, l’Italia sembra iniziare a fare capolino in un mercato della cannabis light che in Europa potrebbe presto raggiungere i 36 miliardi di euro e, di conseguenza, sembra quindi porsi come uno dei territori con maggiore potenziale, anche dal punto di vista delle esportazioni e dell’interesse crescente dei mercati esteri, che monitorano con attenzione gli sviluppi del nostro Paese.
“Analizzando il sondaggio sul consumo in Italia che ho realizzato e i dati che arrivano da Svizzera e America, [la stima] è di un mercato che, comprensivo del consumo domestico e del prodotto che viene esportato, si attesta intorno ai 200 milioni di euro, in questo momento, tra infiorescenze (almeno 150 milioni) e prodotti a base di CBD”, ha spiegato Davide Fortin, ricercatore all’Università Sorbona di Parigi e collaboratore di MPG consulting intervistato dal magazine digitale Canapa Industriale. “E il prodotto italiano inizia appunto ad avere appeal anche all’estero, ad esempio in Germania, Belgio, Olanda e Francia: nel paese transalpino 1 consumatore su 4 pensa di consumare prodotti italiani, i più richiesti dopo quelli svizzeri. Il potenziale è enormemente maggiore: con una base di consumatori più stabile, si potrebbe arrivare a un mercato di 4/500 milioni di euro nel giro di qualche anno, se arriveranno le opportune regolamentazioni per l’inalazione in Italia e in Europa, e quelle per garantire la salubrità del prodotto e l’indicazione corretta dei principi attivi contenuti”.
Il mercato illegale e quello legale in Italia
Il boom commerciale della cannabis light ha avuto un effetto molto positivo non solo sull’economia del nostro Paese, ma anche sulla lotta al traffico illegale.
Secondo uno studio condotto dai ricercatori Francesco Principe, Leonardo Madio e Vincenzo Carrieri, infatti, dal maggio 2017 al febbraio 2018 il numero di piante di cannabis coltivate in clandestinità è diminuito del 33%; a questo si aggiunge un calo dell’8% della diffusione di hashish con un’alta percentuale di THC. A livello mensile, inoltre, i sequestri di cannabis hanno registrato una riduzione del 14% e gli arresti effettuati per crimini correlati alle sostanze stupefacenti sono scesi del 3%. Un dato, quest’ultimo, che conferma un altro aspetto positivo della legalizzazione della cannabis in Italia, ossia il risparmio economico. Sulle casse dello Stato, infatti, pesano anche le spese legate agli interventi delle forze dell’ordine, alla magistratura e al sistema carcerario coinvolti nei casi e negli interventi legati alla cannabis. Con la legalizzazione il risparmio si aggirerebbe intorno ai 600 milioni di euro.Questi numeri sono particolarmente significativi anche alla luce dell’indagine “Light cannabis and organized crime: Evidence from (Unintended) Liberalization in Italy”. Dai dati emersi, pubblicati su European Economic Review, la cannabis è la sostanza stupefacente più utilizzata d’Europa, con oltre 23 milioni e mezzo di consumatori in tutto il continente. Un dato, che, secondo i ricercatori, è ampiamente sottostimato.