Più della metà dei pazienti che soffrono di dolore cronico, sclerosi multipla, sindrome di Tourette, epilessia e disturbo da stress post-traumatico potrebbe stare meglio grazie alla cannabis. È quanto emerge dai primi risultati del Progetto Twenty21, il più grande studio mai condotto su pazienti che fanno uso di cannabis terapeutica in Gran Bretagna. Ecco di cosa si tratta.
Il Progetto Twenty21
Nato nel febbraio 2021 da un’idea di Drug Science, ente di beneficenza formato da scienziati specializzati in diversi ambiti con lo scopo di sviluppare una ricerca scientifica libera da ogni interesse politico e commerciale, il progetto Twenty21 ha un duplice obiettivo: da una parte mira a creare il più grande corpo di prove del Regno Unito per l’efficacia e la tollerabilità della cannabis medica, dall’altra vuole dimostrare che i benefici del trattamento con questa pianta superano i potenziali rischi. Grazie al progetto, inoltre, i pazienti idonei possono accedere a trattamenti di cannabis medica a prezzi accessibili, il tutto rimanendo monitorati dai ricercatori e dai medici dell’ente.
Attualmente sono 900 i pazienti che hanno ricevuto le loro ricette e prescrizioni e hanno autorizzato Drug Science a raccogliere e ad analizzare i loro dati per i fini del progetto. Ognuno di loro ha già sperimentato le cure tradizionali, ma senza successo e al momento, in base ai risultati preliminari dello studio, la nuova panoramica creata dalle terapie a base di cannabis è più che positiva.
“I nostri risultati mostrano che la cannabis legalmente prescritta fornisce miglioramenti clinicamente significativi nella qualità della vita dei pazienti che vivono con condizioni come dolore cronico, sclerosi multipla, sindrome di Tourette, epilessia e disturbo post traumatico da stress”, spiegano i ricercatori di Drug Science. “Possiamo quindi affermare che la cannabis medica migliora la qualità della vita più di qualsiasi altro trattamento per il dolore neuropatico cronico”.
I risultati degli studi preliminari
I primi risultati hanno mostrato un miglioramento del 51% dello stato di salute dichiarato dai pazienti e della loro capacità di condurre una vita più normale. Non solo, miglioramenti significativi sono stati registrati anche nella capacità dei pazienti di gestire condizioni secondarie debilitanti come ansia, insonnia e depressione. In più, le prescrizioni di cannabis forniscono una valida alternativa ai farmaci antidolorifici comunemente prescritti che hanno un alto rischio di dipendenza e gravi effetti collaterali, inclusa la dipendenza. Un aspetto, questo, che si riconduce all’appello lanciato nell’aprile 2021 dal National Institute for Clinical Excellence, dove veniva raccomandata la riduzione dell’utilizzo di farmaci oppioidi in favore di un approccio più olistico.
A questo si aggiungono i risvolti sociali. Grazie al progetto, infatti, i pazienti sono ora in grado di evitare la criminalità con prescrizioni legali: il 63%, infatti, in precedenza si era sentito obbligato a ricorrere all’uso e alla compravendita illegale nel tentativo di gestire le proprie condizioni.
L’importanza del Progetto Twenty21
L’importanza del Progetto Twenty21 accresce se letta alla luce del contesto scientifico attuale, dove gli studi controllati e dedicati all’efficacia della cannabis medica per trattare determinate condizioni scarseggiano.
“La mancanza di prove cliniche ha reso difficile per i medici prescrivere con sicurezza la cannabis medica legale nel Regno Unito. Queste nuove scoperte forniscono un importante passo avanti e aiutano a chiarire i benefici che questi farmaci possono avere per migliaia di pazienti gravemente malati”, spiega il professor David Nutt, fondatore di Drug Science.
Diventa quindi fondamentale raccogliere questi dati e renderli disponibili affinché si possa non solo costruire una solida base scientifica, ma anche aiutare il maggior numero possibile di persone nel Regno Unito e nel mondo.