Si può usare la cannabis per perdere peso?

Cannabis per perdere peso

La cannabis può essere usata per perdere peso? A cercare la risposta sono i ricercatori della Curtin University, in Western Australia, che stanno studiando le potenzialità della pianta come supporto per il dimagrimento. 

Le ricerche su cannabis e peso corporeo

Quando si pensa alla relazione tra l’utilizzo di cannabis e il cibo, si pensa sempre a un aumento dell’appetito, che potrebbe quindi portare a sua volta a un aumento del peso corporeo. Eppure, studi recenti hanno dimostrato come a un maggior consumo sia associato, al contrario, a un tasso di sovrappeso e obesità ridotto

Da una delle prime ricerche, eseguita nel 2010 e concentrata su adolescenti e giovani adulti, è emerso infatti che i consumatori di cannabis erano meno propensi ad avere un indice di massa corporea (BMI) superiore a 25, il valore entro il quale si è considerati normopeso. A questa si è aggiunto uno studio del 2011 che ha coinvolto due gruppi di adulti e che ha portato a risultati molto simili: in entrambi i gruppi la percentuale di persone obese era ridotta tra i consumatori di cannabis (16,1% contro il 22% nel primo cluster, 17,2% contro 25,3% nel secondo). Alle due ha fatto seguito un’altra analisi, questa volta del 2018, attraverso la quale un team di professori del Department of Biological Sciences dell’Indiana University South Bend hanno cercato di dare una spiegazione pratica del fenomeno. Ne abbiamo parlato nell’articolo dedicato agli studi sulla cannabis e il dimagrimento

Oggi, a queste ricerche si aggiunge anche quella degli studiosi della Curtin University, nel Western Australia, che insieme a Little Green Pharma, produttore locale di cannabis terapeutica, hanno iniziato a studiare il possibile utilizzo della pianta come aiuto per la perdita di peso.

La cannabis per perdere peso? La nuova ricerca in Western Australia

“Non ci sono molti trattamenti per l’obesità e quelli che ci sono hanno effetti collaterali. Questa ricerca ha il potenziale per fornire un’alternativa più sicura ai farmaci dimagranti attualmente disponibili“, ha affermato Marco Falasca, capo ricercatore del progetto e professore in metabolismo. “I composti presenti nel nostro corpo controllano la sazietà e tutti i meccanismi legati all’obesità. Dobbiamo cercare gli stessi meccanismi nella natura, in questo modo potremmo avere meno effetti collaterali”. 

Il professor Falasca ha riconosciuto inoltre che, a causa dei preconcetti negativi sulla pianta di cannabis, c’era ancora qualche esitazione da parte dei medici nel prescrivere cannabis medicinale ai pazienti, ma, allo stesso tempo, ha sottolineato l’importanza e l’urgenza di superare il problema e lo stigma. “Il modo migliore per procedere è fornire prove scientifiche che questi trattamenti stanno funzionando, vogliamo dare dignità scientifica a ciò che stiamo facendo”, ha concluso Falasca. 

Leon Warne, Head of Research and Innovation presso Little Green Pharma, condivide il punto di vista, ma ha aggiunto anche che l’approccio del mondo scientifico è già sulla via del cambiamento. “Penso ci sia già un’onda crescente di medici che stanno riconoscendo le aree in cui questo farmaco può essere efficacemente utilizzato per migliorare la qualità della vita di molti pazienti”.

La ricerca della Curtin University è ai primi stadi di sviluppo e, al momento, è ancora troppo presto per parlare di risultati. 

Il contesto australiano a favore della ricerca 

In Australia la cannabis terapeutica è legale da sei anni ed è regolata in maniera molto rigida dalla Therapeutic Goods Administration. Questa, secondo Leon Warne, potrebbe essere la base per il successo della ricerca e dell’eventuale sviluppo di un prodotto destinato ai pazienti che intraprendono un percorso di dimagrimento. 

“A causa della rigida posizione normativa del TGA in merito alla garanzia della sicurezza, dell’efficacia e degli standard di qualità dei prodotti a base di cannabis medicinale, lo standard dei medicinali che stiamo producendo è estremamente elevato”, ha affermato. “Luoghi come il Nord America possono sembrare meno intransigenti nei confronti della cannabis e per certi aspetti lo sono, ma la qualità della medicina non ha gli stessi standard. Questa per noi è una grande opportunità per condurre ricerche di alta qualità qui in Australia”.