La canna rappresenta il metodo più diffuso tra i fumatori di erba, che spesso la scelgono per praticità, discrezione e costi ridotti. Diffusa in tutto il mondo e nota in Italia tanti nomi diversi tra loro, nel corso dei secoli è stata battezzata con molti nomi diversi a seconda non solo dell’area geografica, ma anche delle sue caratteristiche e di come viene preparata.
Canna: cosa cambia tra Europa e Stati Uniti
Se in Europa e in Italia i termini più comuni sono “canna” e “spinello”, negli Stati Uniti si parla principalmente di “spliff”, una parola che indica in particolare le sigarette rollate a mano e contenenti sia cannabis che tabacco in proporzioni variabili a seconda dei gusti di chi la fuma.
Anche se in molti li ritengono sinonimi, esiste una piccola differenza tra la canna europea e lo spliff statunitense. Nel caso dello spliff, infatti, la presenza del tabacco è imprescindibile, mentre in Italia (o in Europa) le canne possono contenere anche la sola marijuana ed è proprio questo mix ad aver reso lo spliff la variante più diffusa. La presenza del tabacco, infatti, permette di limitare gli effetti psicotropi della cannabis e, in alcuni casi, di alterarli grazie agli stimoli energizzanti della nicotina.
Le altre varianti
Lo spliff, però, non è l’unica tipologia di canna, soprattutto Oltreoceano. Con il tempo, infatti, si sono diffusi altri due metodi per fumare erba: joint e blunt.
Il termine joint indica una canna realizzata con la sola cannabis e all’esterno non è diversa da uno spliff, anche se spesso la cartina utilizzata per prepararla è più sottile. È quella che in America va per la maggiore, dove in genere i fumatori di erba non amano aggiungere il tabacco sia per una questione di sapore, che di salute.
La parola blunt, invece, indica le canne preparate non con le normali cartine, ma con le foglie di tabacco rollabili, spesso caratterizzate da un sapore dolciastro e da una combustione più lenta.
Immaginario collettivo e canne
Se la cannabis viene fumata da millenni in tutti i continenti, il primo utilizzo documentato è molto più recente e risale agli anni Cinquanta dell’Ottocento. Fu in quel periodo, infatti, che un farmacista dell’Università di Guadalajara portò alla luce una particolare abitudine degli agricoltori messicani: quella di aggiungere un po’ di marijuana all’interno delle normali sigarette, proprio come accade oggi negli spliff.
Da allora la canna è stata utilizzata anche in campo medico, insieme ad altre sostanze naturali, in particolare per il trattamento di problemi respiratori, ma è con la sua entrata nel mondo della musica jazz, negli anni Venti del Novecento, che il suo utilizzo ha subito una crescita esponenziale.
Il fascino della musica, però, fu sostituito dal fascino del proibito a partire dagli anni Sessanta, quando il governo statunitense decise di inserire la cannabis tra le sostanze illegali, stigmatizzando non solo la sostanza, ma anche chiunque ne facesse uso. A plasmare l’immaginario collettivo ci pensarono poi le rivoluzioni culturali di quegli anni, in particolare quelle promosse dai movimenti di controcultura giovanile; basti pensare agli hippie, che trasformarono lo spinello in un vero e proprio simbolo.
Preferenze nel mondo
Nel mondo, la tipologia più diffusa di canna è lo spliff, complice il mix di tabacco e cannabis che ne permette un utilizzo più frequente, controllato ed economico.
Le preferenze, però, cambiano da paese a paese e spesso sono legate alle normative in vigore che limitano o agevolano l’acquisto di materia prima. Negli USA, per esempio, dove molti stati hanno legalizzato la cannabis per scopi terapeutici o ricreativi, gli spiff stanno lasciando sempre più spazio ai joint. Complici di questo cambio di rotta anche le pubblicità sempre più frequenti e diffuse per sensibilizzare i consumatori contro il tabacco e i suoi effetti collaterali.