Si chiama THC-O, sarebbe tre volte più forte del THC ed è l’ultimo cannabinoide ad arrivare sul mercato. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Cos’è il THC-O
Scoperto per la prima volta dalla Drug Enforcement Administration statunitense nel 1978, il THC-O — che può essere derivato dal Delta-8 THC, che a sua volta si ottiene dal CBD — è simile nella struttura chimica al Delta-9 tetraidrocannabinolo (THC).
A differenza del THC, però, il THC-O viene considerato un profarmaco, ossia un precursore del principio attivo e una molecola biologicamente inattiva che, solo una volta introdotta nell’organismo e dopo essere entrata in contatto con gli enzimi, si attiva trasformandosi a livello chimico. In questo caso specifico, una volta introdotto nel corpo, il THC-O metabolizzato diventa THC.
La commercializzazione del THC-O
Secondo una legge del 1986 approvata dal Congresso statunitense e chiamata Federal Analogue Act, qualsiasi composto che sia un analogo di un altro composto vietato è soggetto agli stessi divieti. Per ora, però, il Delta-8 THC, dal quale deriva il THC-O, è riuscito a farsi strada tra le aree grigie della normativa grazie alla sua derivazione dal CBD e proprio queste zone d’ombra hanno portato alla sua commercializzazione, iniziata ad aprile, quando l’Ufficio Brevetti e Commercio degli Stati Uniti ha rilasciato a Nextleaf Solutions, azienda canadese tra i leader nell’estrazione di cannabis, il primo brevetto ufficiale e specifico per un processo di estrazione e creazione di THC-O.
Per lo stesso motivo, il THC-O è diventato così legale anche negli Stati a stelle e strisce in cui la cannabis (o il THC, nello specifico) è ancora oggi in gran parte vietata. Tra gli Stati che possono ottenere vantaggi da questa situazione c’è per esempio l’Indiana, che in questo modo può inserirsi attivamente nel mercato in continua espansione delle cinque punte grazie a prodotti edibili o per la vaporizzazione a base di THC-O.
THC-O: tre volte più forte del THC?
Secondo alcuni esperti, il THC-O sarebbe fino a tre volte più forte del già noto Delta-9 THC, ma le opinioni sono contrastanti.
Secondo altri attori del settore, tra i quali aziende, ricercatori e imprenditori, infatti, il THC-O non sarebbe molto diverso dal “semplice” THC e le voci sui suoi effetti sarebbero influenzate da necessità di marketing.
“Le aziende del settore sono costantemente alla ricerca della prossima proposta di valore da attaccare sulla confezione del loro prodotto in modo che possano distinguersi in un mercato Delta-8 altamente saturo e competitivo”, ha affermato Ashley Dellinger, proprietaria di The Hemp Collect, grossista di CBD con sede in Texas che si occupa di Delta-8 THC, ma non THC-O. “Non vedo molte persone approfondire le possibili ripercussioni del consumo di questi composti, sono tutte ossessionate dal non perdere un’altra opportunità di guadagno potenzialmente enorme”.
Non sono ancora chiare, quindi, le conseguenze di un prodotto concentrato e semisintetico come il THC-O sul cervello e sul corpo umano, ma le preoccupazioni più grandi sono attualmente legate ai metodi con cui il THC-O viene estratto dalla materia prima. Al momento, infatti, pare che l’estrazione avvenga con un reagente chiamato “anidride acetica”, infiammabile, potenzialmente tossica e molto pericolosa.
Il campo del THC-O necessita quindi ulteriori ricerche e maggiori attenzioni.