La cannabis aiuta a ridurre il BMI e le infiammazioni. A rivelarlo un nuovo studio condotto da un team di ricercatori di alcune delle più importanti università statunitensi. Ecco di cosa si tratta.
Obesità, BMI e infiammazione
Le proprietà antinfiammatorie delle cannabis sono note da tempo e vengono già sfruttate in molti ambiti della medicina, ma non solo: si usa la cannabis contro l’infiammazione della cute, per esempio, per mitigare le infiammazioni legate all’alcol, o per migliorare le condizioni dei pazienti che soffrono di uno stato infiammatorio cronico.
Proprio sulla base di queste considerazioni, ora la medicina si rivolge ai problemi di peso, analizzando le potenzialità della pianta per supportare e trattare i pazienti che soffrono di obesità, una condizione spesso legata a doppio filo all’infiammazione. L’obesità, infatti, non è collegata solo a diabete di tipo 2, alle malattie cardiache, ai tumori e agli ictus, ma anche all’infiammazione sistemica che può a sua volta causare altre malattie mortali tra le quali spiccano quelle cardiovascolari, le condizioni autoimmuni, il diabete (di qualsiasi tipo) e i disturbi neurodegenerativi.
Il problema, però, è che attualmente non si sa con esattezza come obesità e infiammazione siano realmente collegate, anche se, pare, il tutto potrebbe essere dovuto a una risposta immunitaria dell’organismo. L’unica cosa certa è che un indice di massa corporea (BMI) elevato corrisponde a un livello di infiammazione elevato, mentre un BMI ridotto corrisponde a un livello di infiammazione ridotto. È da queste considerazioni che è partito il nuovo studio.
Cannabis contro obesità e infiammazione: lo studio
Con questo studio, intitolato “Does body mass index explain the apparent anti-inflammatory effects of cannabis use? Results From a cohort study of sexual and gender minority youth” e disponibile su ScienceDirect, i ricercatori hanno provato ad analizzare i collegamenti tra l’infiammazione, l’uso di cannabis e l’obesità.
Nella ricerca sono stati coinvolti 712 giovani diversi per sesso biologico, genere e appartenenza culturale. I soggetti sono stati sottoposti a 6 visite semestrali durante le quali è stato analizzato il loro consumo di cannabis, misurato utilizzando il Cannabis Use Disorders Identification Test-Revised (CUDIT-R) e lo screening delle urine per il tetraidrocannabinolo (THC). Alla visita finale, invece, è stato misurato l’indice di massa corporea ed è stato raccolto un campione di plasma per misurare i biomarcatori dell’infiammazione sistemica: proteina C-reattiva (CRP), interleuchina-6, interleuchina-1β e fattore di necrosi tumorale-α.
Dalla ricerca è emerso che, senza tenere in conto il valore del BMI, un maggior consumo di sostanze era sempre collegato a una presenza ridotta di proteina C-reattiva e di interleuchina-6. La presenza di questi biomarcatori, però, risultava più elevata con l’inserimento nel calcolo della variabile legata al BMI, segno che l’indice di massa corporea aveva quindi un’influenza sullo stato infiammatorio.
Alla luce di questo studio, i ricercatori hanno affermato che “il BMI dovrebbe essere tenuto in conto quando si studiano gli stati infiammatori e gli effetti antinfiammatori del consumo di cannabis. Quindi, una ricerca sui meccanismi che collegano l’uso di cannabis, l’adiposità (definita come gravemente o morbosamente sovrappeso) e l’infiammazione potrebbe rivelarsi promettente”.
Gli altri studi su cannabis e BMI
Usare la cannabis come parte di uno stile di vita e di una dieta sani potrebbe quindi essere un ottimo modo naturale non solo per tenere a bada l’infiammazione, ma anche per perdere peso.
Nonostante si metta spesso in relazione l’utilizzo di cannabis con l’aumento dell’appetito, studi recenti hanno infatti dimostrato come a un maggior consumo sia associato, al contrario, un tasso di sovrappeso e obesità ridotto. È il caso della ricerca condotta nel 2010 concentrata su adolescenti e giovani adulti, dalla quale è emerso che i consumatori di cannabis erano meno propensi ad avere un indice di massa corporea (BMI) superiore a 25, il valore entro il quale si è considerati normopeso; o di quella condotta nel 2011, che ha coinvolto due gruppi di adulti e che ha portato a risultati molto simili.
Alle due hanno fatto seguito un’analisi del 2018, attraverso la quale un team di professori del Department of Biological Sciences dell’Indiana University South Bend ha cercato di dare una spiegazione pratica del fenomeno, e una più recente dell’Università del Western Australia, che ha come obiettivo lo sfruttare la cannabis per fornire un’alternativa più sicura ai farmaci dimagranti attualmente disponibili. Ne abbiamo parlato nell’articolo dedicato.